Le innovazioni tecnologiche hanno avuto, in varie epoche storiche, impatto stravolgente sul mercato del lavoro. Nella storia dell’economia e del mercato, sono evidenti i cambiamenti seguiti alla Rivoluzione Industriale del XVIII-XIX secolo.
In Inghilterra con l’introduzione dei primi telai meccanici, moltissimi lavoratori di questo settore si ritrovarono rimpiazzati da macchine. In conseguenza a questo fenomeno nacquero diverse rivolte (sempre represse) volte a sabotare l’innovazione che “rubava” il lavoro all’uomo. La crescita economica esponenziale del paese e la creazione di nuovi posti di lavoro legati al funzionamento dei macchinari resero, con il tempo, più semplice accettare il cambiamento e sostenere la stessa innovazione che inizialmente veniva osteggiata.
Al giorno d’oggi vediamo risorgere la stessa paura di allora a causa del progresso di intelligenza artificiale (IA), robotica e delle ulteriori tecnologie digitali.
C’è una sola grande differenza: durante la rivoluzione industriale le macchine rimpiazzavano esclusivamente il lavoro fisico dell’uomo mentre oggi le nuove tecnologie sono in grado di sostituire anche il cervello e la nostra capacità di elaborare pensieri, sequenze logiche e talvolta anche emozioni.
Uno dei lavori più noti sull’argomento è dei britannici Carl Benedikt Frey e Michael Osborne del 2013, intitolato “The future of employment: how susceptible are jobs to computerisation?”.
In quest’opera gli autori hanno provato a stimare l’impatto di una futura computerizzazione di 702 lavori nel mercato americano.
Secondo queste ricerche, l’IA risulta molto più efficiente ed efficace rispetto agli umani che, oltre ad avere bisogni fisiologici che i computer non hanno, non sempre sono imparziali e perfetti nelle loro decisioni; un esempio a riguardo è uno studio eseguito su dei giudici israeliani i quali, dopo la pausa pranzo, risulterebbero più indulgenti.
Attraverso i dati raccolti dai due autori si può evincere che il 47% della popolazione degli Stati Uniti svolge lavori che in circa due decadi potrebbero essere completamente automatizzabili ed il maggiore impatto avverrà nel settore dei trasporti, vendite, produzione e servizi.
In questo frangente storico, anche le prestazioni specializzate del giurista pratico subiscono un’importante evoluzione.
L’avvento di sistemi altamente performanti di imitazione del ragionamento umano sta conducendo alla sostituzione di prestazioni intellettuali già riservate a professionisti.
Questa profonda e inevitabile trasformazione coinvolge i contenuti e i metodi di un fenomeno che viene definito «tecnodiritto».
Questo si manifesta nella globalizzazione dell’opera intellettuale prestata dal giurista pratico, nel trasferimento dell’opera professionale in un ecosistema diffuso e specialistico.
Informatica e robotica stanno già sostituendo i compiti esecutivi delle segretarie degli studi legali, dei tirocinanti, le attività di deposito e notifica di atti, l’archiviazione di documenti, ma l’intelligenza artificiale appare già in grado di affiancare o sostituire anche alcune attività più specifiche, come la ricerca analitica di precedenti giurisprudenziali oaltri dati normalmente utilizzati nelle controversie giuridiche.
Le prestazioni di servizi di consulenza legale si stanno trasferendo su piattaforme telematiche oppure sono realizzate attraverso sistemi esperti, mentre l’accesso ai big data sulla rete Internet è basato su motori di ricerca che hannoormai definitivamente eliminato la consultazione e lo studio dei testi cartacei.
L’assistenza difensiva avviene essenzialmente tramite i portali della giustizia telematica.
L’uso della rete Internet e dei sistemi di intelligenza artificiale si sta avviando ad essere la modalità principale di gestione della giustizia arbitrale e delle procedure di mediazione e di gestione alternativa delle controversie (ADR).
In particolare, quest’ultime richiedono un’adeguata riflessione sulla metodologia di soluzione del conflitto e si stanno decentrando su piattaforme dedicate a tecniche automatizzate di composizione telematica delle liti, denominate ODR (Online Dispute Resolution), al fine di rendere più veloce ed agevole l’accesso alla giustizia e di ridurne i costi.
L’evoluzione della trasformazione digitale della giustizia è data dalla costituzione di sistemi esperti di intelligenza artificiale nel ruolo di terzi neutrali deputati a decidere le dispute o quantomeno ad evitarle, aiutando le parti litiganti a risolvere le contrapposizioni senza l’intervento di mediatori o facilitatori.
Lo sviluppo repentino delle applicazioni dell’informatica, della telematica e della robotica impone, altresì, ai professionisti legali, l’onere di aggiornarsi sui metodi e sui contenuti del tecnodiritto.
In questa epoca di profondo cambiamento, il cui impatto riguarda anche e soprattutto l’etica professionale, si rafforza il dovere deontologico degli avvocati di assumere competenze innovative nell’uso delle tecnologieesponenziali e di accettare correttamente il relativo incarico, impegnandosi ad assicurare la qualità delle proprie prestazioni professionali anche in base alle regole dellacyberethics.
Tutti gli operatori del diritto devono così affrontare la sfida delle tecnologie giuridiche dirompenti, che stanno giàmutando l’intero orizzonte del mercato legale e che impongono al professionista forense non solo di aggiornare il proprio lavoro per migliorarlo, ma di reinventarlo quasi completamente.
Giulio Takacs 04/06/2023