Intro

L’innovazione consente alle piccole imprese di rafforzarsi, crescere e investire in nuove risorse attraverso un ciclo virtuoso che porta innumerevoli benefici all’economia. In questa ottica la proprietà intellettuale (PI) svolge un ruolo fondamentale nella promozione dell’innovazione, in quanto fornisce un meccanismo di protezione delle nuove idee a coloro che investono tempo e denaro per innovare.

 

Esiste una differenza significativa nell’utilizzo dei diritti di PI tra i paesi europei. La Finlandia e la Francia vantano la percentuale più elevata di startup con un deposito di PI pari al 42%. Le startup fondate in Germania (40%), Austria (40%), Italia (39%), Norvegia (37%), Svezia (34%), Danimarca (34%), Svizzera (32%) e Repubblica ceca (31%) presentano in media un numero maggiore di richieste di diritti di PI. Le imprese di tali paesi sono anche quelle più propense a depositare domande di marchi e brevetti e registrare la propria PI. Va specificato che tutti i prodotti e servizi possono essere oggetto di marchio e tali marchi possono essere protetti mediante registrazione.

 

Cos’è la proprietà intellettuale di una startup?

L’Enciclopedia Treccani definisce la proprietà intellettuale (PI) come l’insieme di diritti legali volti ad assicurare la tutela delle creazioni della mente umana in campo scientifico, industriale e artistico. Tenendo conto di questa definizione, anche le idee di una startup possono essere considerate come una proprietà intellettuale da proteggere, in quanto innovative e originali.

Perché è necessario proteggere le idee? 

Per comprendere pienamente il motivo per il quale queste idee siano da tutelare è necessario conoscere il processo che porta alla loro creazione, che coincide con l’inizio della vita di una startup. Il primo step per un progetto imprenditoriale è l’ideazione di un prodotto o servizio che possa soddisfare un’esigenza di un target di persone ben definito. È evidente il vantaggio innovativo generato da questo processo, che consente di colmare un vuoto di mercato attraverso l’intervento di un team di persone creative non vincolati da gerarchie aziendali o complessi processi decisionali. Questo tipo di innovazione “aperta” spesso produce risultati concreti, sia in modo diretto che indiretto. In entrambe le circostanze, la startup stimola l’innovazione, poiché spinge indirettamente anche le grandi aziende a potenziare i propri investimenti nei reparti di ricerca e sviluppo per preservare la propria competitività sul mercato.

 

Una startup dovrebbe godere della stessa protezione di un’azienda normale?

Dopo aver discusso il motivo per cui le startup hanno bisogno di essere tutelate, sorge spontaneo chiedersi se debbano essere protette allo stesso modo di un’azienda qualsiasi. Dal punto di vista legale le startup sono indubbiamente differenti e uniche, sin dal processo di fondazione.

 

Non per questo però dovrebbero godere di meno diritti. Infatti, esattamente come qualsiasi altra azienda, le startup devono riuscire a creare e vendere un prodotto o servizio, valutando in ogni singolo processo costi e ritorni sugli investimenti. Analizzando più nel dettaglio le differenze, una startup ha bisogno di creare un prodotto o servizio innovativo tramite un business scalabile. D’altra parte, un’azienda può entrare in un mercato già esistente e proporre un prodotto o servizio già precedentemente venduto o erogato.

 

La differenza sostanziale però risiede nella struttura organizzativa: l’azienda infatti viene costituita e registrata dal notaio ed è implicitamente riconosciuta come “avente struttura”, mentre una startup è spesso inizialmente poco strutturata internamente. Diventa quindi chiaramente più complesso per una startup ottenere investimenti, e più urgente la necessità di attuare strategie e metodi per dimostrare a eventuali investitori la validità dell’idea e le prospettive di crescita del progetto imprenditoriale.

 

Dunque le startup, allo stesso modo delle aziende, necessitano di tutela sulla propria proprietà intellettuale, nonostante le differenze in termini di struttura interna e modelli di business.

 

Come proteggere la proprietà intellettuale di una startup?

Attualmente esistono 4 modi per proteggere la propria PI:

  • Brevetti
  • Design
  • Marchi
  • Modelli di utilità

 

Un brevetto è un titolo di protezione per un’invenzione tecnica che permette di vietare a terzi l’utilizzo a fini commerciali della propria invenzione per un periodo massimo di 20 anni. Nei Paesi in cui si dispone di un brevetto valido, il titolare può stabilire quali persone sono autorizzate a produrre, vendere o importare la propria invenzione. Il brevetto è inoltre concesso dopo che l’idea è stata riconosciuta come nuova e originale, quindi bisogna preventivamente attivarsi per svolgere ricerche sull’originalità dell’idea. È importante specificare che è onere del titolare sorvegliare sull’attuazione del brevetto e contestare eventuali violazioni.

 

I marchi proteggono i segni distintivi come nomi, loghi e simboli che identificano l’azienda o i suoi prodotti. Sono essenziali per tutelare l’identità commerciale e il riconoscimento sul mercato.

 

Il Design industriale riguarda la tutela dell’aspetto estetico o di design di un prodotto, come la forma o le caratteristiche decorative. Si applica a prodotti con un design particolare che non costituiscono necessariamente un’invenzione tecnica.

 

I Modelli di utilità sono simili ai brevetti, ma proteggono innovazioni secondarie che migliorano o rendono più efficiente un prodotto esistente.

 

Prima di scegliere una tra queste tipologie di protezione, bisogna attuare uno studio per comprendere quale possa essere la più adatta in base alla natura dell’idea proposta dalla startup. Quindi non esiste una protezione “migliore”, ma semplicemente una più adatta. Inoltre, è possibile scegliere più forme di tutela contestualmente, se necessario.

Tempi e costi necessari per la protezione della PI possono limitare la startup?

 I brevetti sono l’opzione più dispendiosa, con cifre che ammontano a un massimo di 10mila euro se richiesti mediante consulenti, e hanno un periodo di durata massima di 20 anni. Se richiesti in autonomia il costo si aggira intorno ai 1000 euro (comprensivi di soli costi amministrativi).

 

Depositare un design o un modello costa 50 euro per un design singolo e 100 euro per un design o modello multiplo in modalità telematica, mentre in formato cartaceo costa 100 euro per il singolo e 200 per il multiplo. Dopo il primo quinquennio di validità, può essere rinnovato al costo di 30 euro per il secondo quinquennio, a 50 per il terzo, a 70 per il quarto e a 80 per il quinto.

 

I marchi costano 400 euro per il primo deposito, che rimane valido per 10 anni e comprende bollo e trascrizioni. Questo costo di deposito comprende solamente 1 classe, per ogni classe aggiuntiva il costo aumenta di 34 euro cada una.

 

In quest’ottica, la protezione della proprietà intellettuale si aggiunge ai costi per l’avvio di una startup. Inoltre, investire sulla protezione della propria idea per 10 anni quando ancora il team di founders non è sicuro se la propria startup riuscirà a superare il primo anno di vita è un rischio che pochi co-founders sono disposti a correre. Questo potrebbe essere un motivo che scoraggia la startup a investire sulla tutela della PI, perché percepito come investimento non prioritario. Ciò non significa che rimandare l’investimento per la protezione della PI sia la soluzione migliore, ma resta evidente la necessità di ricercare forme di tutela più adatte alla forma giuridica di una startup. Un esempio di soluzione potrebbe risiedere nel rilascio di protezioni più flessibili, come tutele di durata più breve e di costi ammortizzati nel tempo.

 

Conclusione

Riassumendo ciò che si è detto in questo articolo, per innovare al giorno d’oggi abbiamo bisogno delle startup, e queste ultime hanno bisogno di protezione, almeno quanto le normali aziende. Detto ciò, le protezioni dovrebbero però differire in qualcosa, come nella struttura, che dovrebbe essere adattata alle qualità di una startup, ovvero la dinamicità e la flessibilità. Un esempio potrebbe essere basare queste protezioni su agevolazioni flessibili e su misura. Per concludere, nel caso non fosse già stato chiarito a sufficienza nei paragrafi precedenti, se nel 2024 non pensiamo noi a salvaguardare l’innovazione, come possiamo aspettarci che in futuro sia lei a proteggere noi?

 

 

 

 

Bibliografia e sitografia:

https://www.ige.ch/it/protezione/brevetti/nozioni-di-base/cosa-e-un-brevetto

https://uibm.mise.gov.it/index.php/it/disegni-e-modelli/costi-di-un-deposito-in-italia

https://www.fondazionepolitecnico.it/?p=17150

 

 

 

Jordi Conte, Arianna Propoggia, Area Sales -JETOR Consulting