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CRISI DI IMPRESA: come affrontarla?
La liquidazione (ovvero la chiusura) di un’impresa è una scelta sempre difficile da prendere, ma – se fatta nel modo e nel momento giusto – è un processo “naturale” per concludere un progetto che non ha dato i risultati sperati.
Alla chiusura, quindi, può seguire anche una RIAPERTURA su basi nuove: facendo tesoro degli errori e magari con una compagine societaria nuova si può ripartire.
La situazione di crisi, quindi, deve essere affrontata avendo ben chiare entrambe le situazioni:
Le due operazioni: liquidazione e cessione d’azienda; devono essere esaminate insieme. Se, infatti, sussistono tutte le condizioni, sia economiche che giuridiche, è possibile salvare almeno parte dell’impresa coordinando le due operazioni, che poi andranno avanti in parallelo (e verso direzioni diverse: la liquidazione verso la definitiva chiusura della società/impresa; la cessione porterà invece all’avvio di una nuova impresa con un’entità giuridica nuova).
Gestire le due operazioni richiede competenze parzialmente diverse.
Per la prima (chiusura) occorre avere esperienza in ambito societario e dimestichezza con le procedure “fallimentari”: sia perché il salvataggio, con le modalità sommariamente indicate, non può essere fatto a danno dei creditori (per non incorrere in responsabilità anche di carattere penale); sia perché esistono molte procedure “specifiche”, alcune totalmente nuove ed introdotte dal Codice della Crisi, volte proprio a mitigare gli effetti, personali e patrimoniali, della liquidazione.
La liquidazione può anche seguire la via ordinaria, attraverso una decisione dell’assemblea (nel caso di società) o dell’imprenditore (nel caso di ditte individuali/p.iva) e la conseguente nomina di un liquidatore che si occuperà di tutti gli aspetti della procedura. Questa opzione è (quasi) sempre possibile.
Le altre forme di liquidazione, c.d. giudiziali, sono accessibili a determinare condizioni. Le principali procedure sono l’accordo di composizione della crisi da sovraindebitamento (l’unica prevista anche per il consumatore/privato cittadino e non solo per l’imprenditore), la composizione negoziata della crisi (ed il concordato semplificato, ad essa collegato) e la liquidazione giudiziale (il vecchio Fallimento).
La seconda operazione (riapertura), oltre alle competenze in materia di crisi di imprese, presuppone una certa esperienza di tipo sia aziendale sia economico: il presupposto per costruire correttamente il tentativo di salvataggio è un’analisi approfondita sia dell’azienda oggetto di cessione sia delle prospettive di rilancio dell’attività economica.
Occorre verificare la sostenibilità economica della (nuova) impresa, redigere un business plan e trovare (normalmente) finanziamenti per sostenere i primi investimenti. A fianco alle competenze giuridiche (nell’ambito fallimentare e societario), occorrono anche competenze economico-manageriali.
Il progetto di Prolaw: Chiudo per riaprire, nasce con lo scopo di accompagnare gli imprenditori in crisi verso una scelta difficile ma consapevole, mettendo loro a disposizione tutte le informazioni rilevanti per valutare i possibili scenari e per trovare, eventualmente col nostro supporto, una soluzione alla crisi stessa.
Oltre agli aspetti economici e giuridici, che costituiscono il cuore della prima analisi da compiere per verificare la fattibilità e i costi di entrambe le operazioni, abbiamo concentrato la nostra attenzione anche e soprattutto sugli aspetti umani ed emotivi che vive l’imprenditore.
Il primo colloquio, infatti, serve soprattutto per fornire una guida utile ad affrontare la situazione di crisi dal punto di vista umano e psicologico.
Solo dopo, una volta acquisita la giusta consapevolezza dei scenari e degli strumenti a disposizione, ci occupiamo di trovare – se possibile – la strada migliore per risolvere la crisi.
Vuoi saperne di più? Visita il sito: www.chiudo-per-riaprire.it
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