Innovazione, cambiamento, giovani e impatto sociale: qual è il filo che unisce questi temi?
Parlare di cambiamento in questo momento storico non è facile, visti gli stravolgimenti della nostra vita che sono derivati prima dal covid, poi dal cambiamento climatico e poi dalla guerra in Ucraina.
Tuttavia è necessario parlarne, se vogliamo essere protagonisti del cambiamento (che comunque è in atto) invece che subirne passivamente le conseguenze.
Da dove cominciare?
E’ utile prima di tutto osservare il cambiamento
Partiamo da quello che ci è più vicino e che riguarda un po’ tutti: il modo di lavorare.
Che siamo lavoratori dipendenti o liberi professionisti, lo “smart working” ci riguarda: se usato nel modo corretto potrebbe consentirci di trovare un nuovo equilibrio, più sano, tra lavoro e vita personale.
Sotto altro profilo il “contatto a distanza” col cliente e con le persone sta cambiando le modalità con cui entriamo in relazione con gli altri: sempre più questo è mediato da uno strumento digitale e/o tecnologico.
Ciò significa che, volenti o nolenti, tutti dobbiamo acquisire nuove competenze (digitali) per gestire in modo corretto questi strumenti.
Un altro aspetto relativo al cambiamento riguarda la velocità: la pandemia, ma non solo, ha accelerato moltissimi fenomeni, primo fra tutti quella della trasformazione digitale.
E facciamo fatica ad adeguarci al “nuovo mondo”.
Ma occorre muoversi, per non subire il cambiamento, ed evolversi, per adattarsi al mondo che cambia.
Inoltre sta cambiando il mondo in cui viviamo, perché le scelte (sbagliate) fatte in passato – perseguendo un modello di sviluppo economico poco attento al corretto sfruttamento delle risorse disponibili (e quindi alla sostenibilità) e alla valutazione dell’impatto – sociale, ambientale, etc – di tale modello – hanno danneggiato il mondo in cui viviamo e ci hanno indotto a mettere in discussione il modello.
Per questo è diventato importante anche mettere a fuoco i nostri scopi (il “purpose”), ovvero il perché facciamo le cose e in che direzione vogliamo muoverci.
Capire il mondo che sta cambiando, farlo in fretta, acquisire nuove competenze e agire per indirizzare il cambiamento nella direzione giusta.
E i giovani che c’entrano in tutto questo?
I giovani sono la categoria più “esposta” al cambiamento, forse quella più preoccupata (visto che non sanno che futuro li attende) e, forse proprio per questo, quella più attenta ed attiva.
Il ruolo di Prolaw in questo contesto
Il mio lavoro e quello del mio studio, visto che si rivolge all’innovazione e alle startup, mi mette spesso in contatto con giovani che vogliono cambiare il mondo.
Giovani, innovazione e Startup sono un connubio spesso vincente.
I giovani – soprattutto quelli che vogliono creare una nuova impresa – sono un punto di osservazione privilegiato, perché sono a contatto con il mondo che cambia, lo vivono sulla loro pelle e hanno strumenti migliori per osservare e comprendere in che direzione stiamo andando.
Per dialogare con loro occorre, però, un cambio di prospettiva non facile: passare dal ruolo di “professionista”: che ti indica come fare le cose; a quello del consulente/facilitatore: che ti aiuta prima a capire cosa fare e poi ti guida a definire come farlo nel modo migliore.
Perché i giovani sanno in che direzione bisogna andare, ma a volte non sanno come farlo: noi invece pensiamo di sapere come fare, ma ci concentriamo sulle cose “sbagliate” o meno rilevanti.
L’innovazione richiede capacità di “visione”: cioè immaginare in modo chiaro qualcosa che ancora non esiste, con la convinzione che saremo in grado di realizzarlo.
Ed è importante che questa capacità sia in mano ai giovani, che hanno un approccio aperto e sono in grado di “leggere” la realtà, attraverso strumenti cognitivi che a noi mancano, in modo migliore di noi. Ma è utile anche che noi “meno giovani” impariamo questa competenza.
L’ultimo elemento su cui voglio portare l’attenzione è lo spirito imprenditoriale.
Non basta vedere il mondo in modo diverso e immaginare un mondo migliore: bisogno agire per cambiarlo.
Ciò è possibile – a vari livelli – con il nostro comportamento. Se – oltre ad agire in modo più “responsabile” – aggreghiamo un gruppo di persone intorno ad una visione comune… abbiamo creato un’impresa.
Con essa possiamo promuovere in modo attivo un cambiamento, su scala più ampia di quella legata al comportamento “virtuoso” del singolo, condividendo con altri la nostra “visione” del mondo (magari focalizzata su un piccolo pezzo) e coinvolgendoli nel trasformare questa visione in realtà.
E in tutto questo che c’entra Prolaw, il mio studio legale?
Come agiamo?
In questa sede forse non è interessante parlare di come è cambiato il lavoro dell’avvocato (ma se vi interessa potete leggere qualcosa al proposito sul blog del mio studio e sui miei canali social)
Forse è importante capire perché il mio lavoro è cambiato e in che direzione mi muovo.
Lavorando con le startup e con i giovani abbiamo imparato due cose:
La prima: che per parlare di innovazione e dialogare con giovani imprenditori occorre comprendere la loro lingua. Non si tratta solo di competenze tecniche, ma soprattutto di capacità di dialogare in modo aperto, imparare a progettare cose nuove e guardare le cose da un diverso punto di vista.
Significa lasciarsi contaminare (in questo modo apprendiamo cose nuove, aggiungiamo esperienze e competenze) ed evolvere.
E significa cooperare (tra professionisti) invece che competere.
La seconda cosa è che il cambiamento nasce dall’intraprendenza: la voglia di fare, di cambiare le cose, di avere un impatto presuppongono un giusto mindset (che non si impara facilmente) al quale devono aggiungersi le giuste competenze.
Pertanto nel rapporto con i giovani e gli innovatori i ruoli si invertono costantemente:
i primi hanno la volontà e la visione (lo spirito imprenditoriale), mentre noi abbiamo alcune delle competenze (necessarie per fare impresa). Ma solo attraverso la reciproca contaminazione si crea valore per entrambi.
Lavorare con i giovani e con l’innovazione è il mio/nostro modo per cercare di avere un impatto sociale positivo.
Per questo, oltre che lavorare con i giovani, ci occupiamo anche di formazione sui temi dell’imprenditorialità e dell’innovazione: siamo convinti che questi argomenti devono essere raccontati il prima possibile: nelle scuole e in altri contesti, in un momento in cui i ragazzi sono curiosi ma non sono ancora “ingabbiati” in schemi e percorsi (formativi, sociali, economici) che limitano la capacità di “immaginare” e “progettare”.
In realtà, anche se pensiamo di dare qualcosa, dalle esperienze fatte con i ragazzi (mi piace citare le ultime: con Aurora Experience di Jacopo Mele, in un percorso di mentorship di PWN: professional women network, e con altri realtà associative giovanili) abbiamo ricevuto più di quanto abbiamo dato.
I giovani ci riempiono di domande, di idee, di spunti: e questo per noi è un tesoro enorme.