In un mercato competitivo come quello attuale, in così rapida evoluzione, è più che mai necessario avere competenze trasversali ed essere capaci di collaborare con altri professionisti. Non basta fornire servizi (legali e professionali) se non si ragiona con lo stesso approccio/mindset del cliente. In quest’ottica il professionista che riunisce più competenze è capace di offrire maggior valore al proprio cliente e di aiutarlo a decidere la soluzione migliore basandosi anche su criteri multidisciplinari: tecnologici, strategici, digitali, finanziari etc.

L’approccio metodologico del professionista non può rimanere invariato col passare del tempo ma – utilizzando un gergo darwiniano- dovrebbe evolversi costantemente.

Il (piccolo) imprenditore, infatti, ha la stessa sindrome dell’avvocato (e del libero professionista): ovvero quella di dover gestire più attività e di dover (voler) controllare ogni piccolo passaggio, facendo fatica a delegare e a scegliere a chi affidare compiti più o meno importanti.

Questa impostazione ha dimostrato empiricamente di costituire un limite alla crescita del valore (dell’impresa e) del professionista. Quindi la capacità di organizzare il lavoro in team è diventato un requisito fondamentale per svilupparsi ed evolvere, aumentando il valore offerto al cliente e migliorando l’efficienza del proprio studio sia esternamente che internamente.

Creare delle partnership con altri professionisti (non necessariamente avvocati) e quindi essere capaci di coordinare i servizi legali con i servizi offerti da altri consulenti (anche quelli di fiducia del cliente per esempio) richiede un metodo di lavoro condiviso e la capacità di saper lavorare in squadra (sapendosi adattare ai tempi ed alle dinamiche di discipline diverse): capita spesso che, per poter dare risposta al bisogno del cliente, è necessario analizzare il problema da diversi punti di vista (per esempio informatico, economico/finanziario o di un altro campo del diritto); solo attraverso la capacità di vedere tutto l’insieme e coordinare il lavoro è possibile raggiungere l’obiettivo del cliente.

Internamente, invece, la capacità di sfruttare competenze diverse da quella legale si dimostra utile nello svolgimento delle funzioni operative/organizzative dello studio: organizzazione del lavoro, contatto con il cliente, attività di comunicazione (gestione sito internet, social network) ecc.

L’approccio, quindi, è prima di tutto strategico: quale risultato voglio ottenere? – e poi tecnico /operativo: come farlo e con quali competenze?

Questo nuovo mindset deve applicarsi non solo esternamente, ovverosia nella consulenza che il professionista offre al cliente, ma anche internamente: nell’impostare l’organizzazione del proprio studio e la strategia di approccio al mercato (a chi mi rivolgo, come lo faccio, che valore aggiunto offro rispetto agli altri etc.).

Anche l’avvocato ed il professionista devono cambiare la prospettiva da: “so come risolvere (tecnicamente) il tuo problema” a “voglio capire qual è il tuo bisogno/obiettivo e costruisco la strategia ed il team per raggiungerlo”.

Per far questo è necessario acquisire nuove competenze e strumenti (anche tecnologici) e utilizzare nuove modalità di lavoro e di relazione (con altri professionisti e partner).