Come abbiamo già visto in un precedente articolo, la prima verifica riguardo ad un nuovo progetto di impresa riguarda la sua portata innovativa.

Ciò al fine sia di valutare l’opportunità di proteggere tale progetto (e l’idea che ne è alla base), sia di comprendere il motivo per cui una simile “soluzione” non è stata (ancora) proposta sul mercato

Tralasciando per un attimo la prima questione, la seconda riguarda la c.d. “fattibilità”:

  • sia dal punto di vista economico: se il progetto è davvero innovativo, i termini di paragone con i quali confrontarsi per poter analizzare costi e benefici della propria impresa potrebbero non esistere o essere molto diversi da quelli tradizionali.
  • sia dal punto di vista giuridico/normativo: oltre al prodotto/servizio e il relativo mercato, potrebbero non esistere leggi che regolamentano la nuova attività oppure potrebbe essere incerta l’applicazione di norme previsti per prodotti simili.

Lo studio di fattibilità, nelle due accezioni appena descritte, spesso viene considerato parte del progetto da sviluppare e rimandata ad una fase successiva (o addirittura evitata).

In realtà rimandare tale verifica o sottovalutarne l’importanza potrebbe comportare importanti conseguenze (soprattutto nel caso, più grave, in cui l’attività progettata – dapprima non prevista dalla legge e quindi non regolamentata – venga successivamente sottoposta a forti limitazioni o addirittura vietata).

E, se essa viene svolta all’inizio, può portare anche alla conclusione che non è possibile creare l’impresa (oppure è troppo oneroso o rischioso), evitando così di sprecare (maggiore) tempo e denaro.

Quindi, usando la giusta dose di coraggio, competenza e consapevolezza dei rischi, è utile svolgere subito tale analisi, in proprio o avvalendosi di supporto esterno (per velocizzare i tempi ed alleggerire il carico di lavoro del team), concentrandosi su questi aspetti:

  1. Lo studio del mercato di riferimento: esiste già un mercato in cui altre imprese operano? Esiste tale mercato nell’area geografica in cui si intende operare? Se sì in che modo imprese simili alla nostra si muovono al suo interno?

La valutazione di questa fase è essenziale e deve essere ben bilanciata: se non esiste un mercato di riferimento da studiare la prima domanda da porsi è: non esiste perché il prodotto/servizio non è interessante per i consumatori o utenti in questo momento storico? Oppure non esiste perché l’idea, seppure innovativa, non è economicamente sostenibile? Per rispondere a questa prima domanda risulta fondamentale studiare a fondo l’ecosistema in cui si intende inserirsi o che si vuole creare.

  1. Lo studio dei potenziali clienti: chi potrebbe essere interessato ad usufruire del mio nuovo servizio o prodotto? Perché dovrebbe desiderarlo? Che bisogno soddisfa? Perché scegliere la soluzione che propongo rispetto ad altre già esistenti?
  2. La verifica di eventuali limiti legali: più un’idea è innovativa maggiori sono i rischi di incontrare un limite di tipo normativo. Alcune volte per poter svolgere una determinata attività sono richieste alcune autorizzazioni amministrative (es. licenza, autorizzazioni, permessi), altre volte potremmo accorgerci che non è possibile esercitare tale attività nel mercato geografico a cui ci vogliamo riferire (es. classico è quello di Uber, che in Italia ha incontrato numerose difficoltà rispetto al mercato estero).

Lo studio di fattibilità consente di definire i contorni del progetto di impresa e acquisire consapevolezza dei rischi e delle opportunità con cui l’imprenditore dovrà fare i conti nelle successive fasi di realizzazione del progetto stesso.